La storia
Villa De Angelis trae il nome dall'omonimo architetto Giulio (1850-1906), tra i più noti della Roma umbertina, che frequentò questa residenza tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento e che, probabilmente, ne curò anche la progettazione. Questo edificio sorge su un territorio del perugino abitato già in epoca etrusca, ricompreso nella frazione di S. Enea, insediamento di chiara origine romana. Il nome del luogo deriva dalla patrona S. Agnese (una delle prime sante della cristianità martirizzata a Roma nel III sec. D.C.), per successive alterazioni del termine latino Agnetis. Non è un caso, quindi, trovare Villa De Angelis censita nell’odierna cartografia sul vocabolo Appagnano, toponimo il cui suffisso –ano, dal latino anus, indica la presenza di un antico prediale romano. Dalle indagini storiche effettuate risulta che almeno dagli inizi del secolo XVIII insisteva su questo sito (tra il vocabolo Rigale e Appagnano) un fabbricato di proprietà del Collegio del Cambio di Perugia. Il predio divenne successivamente proprietà di un tal Benedetto Secchicci e nei primi decenni dell'Ottocento fu acquistato da Nicola di Valentino Uffreduz(z)i. Lo storico Arrigo Arrighi definisce la famiglia antichissima e originaria di Todi. Nel catasto Gregoriano e più precisamente nel brogliardo che accompagna la rappresentazione cartografica della proprietà, l'edificio viene definito come “casa di villeggiatura”. L'immobile rimase alla famiglia ancora per due generazioni, nella fattispecie passò prima a Giacomo di Nicola Uffreduzzi e poi alla figlia Anna Uffreduzzi. E' proprio con quest'ultima che si incrociarono i destini di Giulio De Angelis, destini che portarono ad un matrimonio intorno al 1870. Nei registri parrocchiali della comunità di S. Enea di fine Ottocento, più precisamente negli stati delle anime del 1893, compaiono per la prima volta le annotazioni di “Villa Uffreduzzi – De Angelis”. Alla morte di Anna Uffreduzzi (15 agosto 1901), in occasione della successione, il catasto fabbricati ci informa che la casa era disposta su due livelli e composta da sei vani. Pochi anni più tardi, in occasione della revisione parziale degli estimi del 1916, l'immobile risulta invece articolato su tre livelli, composto da dodici vani e classificato come casa di villeggiatura. E' quindi certo che tra il 1901 ed il 1916 Villa De Angelis assunse una struttura e forse un aspetto simile a quella odierno. Alla morte di Giulio De Angelis (14 marzo 1906) la villa, per riunione di usufrutto, divenne per intero proprietà del figlio Domenico. Da qui si susseguirono numerosi passaggi di proprietà: il 9 dicembre 1922 Valeria dei Conti de Nalench Nawrocki, vedova dell'ing. Domenico di Giulio De Angelis, vendette la Villa con intero “tenimento” al cavaliere Luigi del fu Filippo Bologna. Il 15 febbraio 1930 la villa venne acquistata da Evandro del fu Francesco Santi ed il 13 dicembre 1936 da Giovanna del fu Sebastiano Balduino, moglie del conte Luciano Faina. Da questa data e per 70 anni la residenza è stata proprietà dei Faina, nota famiglia d'origine umbra la cui ascesa nel sec. XIX fu segnata dall'ottenimento del titolo nobiliare di Conti nel 1842. Luciano Faina era nipote di Zeffirino Faina, imprenditore abile tanto nell'attività industriale che in quella agricola. Zeffirino fu una figura importante del Risorgimento umbro e italiano, rivestì la carica di deputato della Camera (1873) e poi di senatore (1886) del giovane Regno d'Italia. Zeffirino Faina sposò in seconde nozze Luciana Bonaparte Valentini, nipote di Napoleone Bonaparte. Nel biennio 1936 e 1938 l'immobile fu ristrutturato e per l'occasione venne realizzata al suo interno una cappella privata opera del noto artista Marcello Piacentini. Nel biennio 1989-1990, sul lato posteriore della casa è stato realizzato un orto ornamentale progetto di Anna Scaravella.
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La famiglia Carboni
La famiglia Carboni, proprietaria dal 2004, ha deciso di destinare Villa De Angelis ad attività turistico ricettiva, ottenendo il riconoscimento di residenza d'epoca da parte di un'apposita commissione regionale.